La neutralità di Conte sul Russiagate non convince: perché il premier non era presente durante gli incontri tra Barr e i capi dei servizi segreti italiani?
Nel pieno rispetto delle sue funzioni e dei suoi doveri istituzionali, Giuseppe Conte si è presentato al Copasir per chiarire la sua posizione nel caso Russiagate. Poi ha indetto e tenuto una conferenza stampa-fiume durante la quale ha respinto ogni accusa e ha puntato il dito contro Matteo Salvini. Eppure ci sono diversi aspetti che risultano ancora decisamente poco chiari. Uno su tutti. Perché il premier non era presente durante gli incontri tra Barr e i servizi segreti italiani?
Russiagate, i dubbi sulla tesi di Giuseppe Conte
Il premier in conferenza stampa si è difeso sottolineando di non aver preso parte agli incontri tra Barr e i vertici degli 007 italiani. A nessuno dei due. Ma quella che voleva essere una professione di innocenza si trasforma in poco tempo in un pesante capo di accusa. Perché il Presidente del Consiglio italiano non era presente agli incontri?
Giuseppe Conte avrebbe potuto – secondo alcuni dovuto – presenziare agli incontri tra il Ministro dell’amministrazione Trump e i servizi segreti nostrani. La sua assenza è stata interpretata da molti come una resa all’alleato statunitense, libero di muoversi senza vincoli nella gestione dei rapporti con il cuore della sicurezza dello Stato italiano.
Quali informazioni sono state trasmesse a Barr?
Ulteriori informazioni saranno fornite dai direttori delle agenzie di intelligence che saranno ascoltati dal Copasir a questo punto per fare luce sui contenuti degli incontri con William Barr. E proprio sulle informazioni trasmesse al ministro americano ruota il secondo grande punto interrogativo della vicenda.
Il Premier Conte ha affermato che nulla di utile è stato detto a Barr, ma allora perché sono stati necessari due incontri? Tempi burocratici? Eccesso di scrupolo? O qualcosa di rilevante da dire c’era?
Ulteriori dettagli emergeranno nel momento in cui Donald Trump pubblicherà il rapporto Barr.